Statistiche, proiezioni, previsioni e pronostici. E poi ancora commenti, tanti commenti. Da parte dei diretti interessati e, magari, anche da parte di chi non ne capisce niente…. Ristoranti e cuochi sono tutti i giorni sulle pagine dei giornali o sui siti. Bene ? Non tanto, perché di alimentazione e cucina se ne parla a volte troppo, a volte persino a sproposito.
Ma nell’Italia che riparte dopo i mesi bui, è il settore della ristorazione che fa più parlare di sé e fa discutere. Si riparte ? O no ? Riaprire ? E per chi ?E poi, ancora più prosaicamente, ne vale la pena ?
Ma al di là dei conti, più o meno attenti e rigidi sulle regole matematiche, ci sono sensazioni e sentimenti che non si possono calcolare. Che sono talmente forti da diventare inestimabili. C’è un valore assoluto, quello che esprime il lavoro. Cioè il lavoro in quanto attività, che si oppone all’inattività. C’è il lavoro da declinare, se non come certezza, almeno come speranza. Per riuscire tutti insieme a risollevare un Paese in grave difficoltà. E poi c’è il lavoro come occupazione, come risorsa economica, come fonte di reddito.
Il lavoro, quindi, sempre. Le polemiche sulla base del “perché riaprire” sono sterili, vuote. I cuochi siciliani, sono già ripartiti. Chi sta in cucina sa bene quanto lavoro, quanto impegno serve a tenere in piedi le aziende, quanti sacrifici sono necessari. Non si pone certe domande. Oppure le scaccia via come fastidiosi insetti.
Il lavoro, quindi, come valore assoluto. Ai cuochi bisogna dare padelle, pentole e prodotti da trasformare in piccoli grandi gioielli. Per la gioia del palato, innanzitutto; per far muovere l’economia, poi.
Ci sono tante storie da raccontare. Storie di cuochi che si sono rimboccati le maniche e hanno ripreso. Storie di cuochi che vogliono trasmettere ai propri clienti un messaggio di fiducia, di impegno. Anche di orgoglio.
Un messaggio che possa arrivare ovunque, sull’onda dei profumi e dei sapori che permettano di vivere questa strana estate 2020 con qualche speranza in più e qualche angoscia in meno.
Ma come sarà la cucina nell’Isola del dopo lockdown ? <Sicuramente siciliana ! Più Sicilia in tavola. Perché questo vorrà dire aiutare non solo le nostre aziende ma anche tutte quelle che producono per noi e per l’economia siciliana>. Il presidente dell’Urcs, Domenico Privitera, non ha dubbi. E’ questa la parola d’ordine.
E per tanti cuochi siciliani è già cominciata la rivincita. Passeremo in rassegna, quindi, sul nostro giornale, tante esperienze, tante storie, tanti cuochi che hanno subito raccolto la sfida. In ogni angolo della Sicilia.
Cuochi in prima linea, quindi. Che si scommettono, che non guardano al profitto ma prima di tutto all’impegno. Per tutti. Per coloro che vanno al ristorante per ritrovare convivialità e serenità. Anche per coloro che non vanno. O, forse, non possono. Per dare un grande segnale e un messaggio: superiamo le paure, nel rispetto delle regole – s’intende – e ripartiamo !