“La guarderò, mi farò ispirare, ma so che appartiene a tutti quelli che mi sono stati vicini, che mi sono stati maestri, che hanno permesso che questo risultato, oggi, fosse il mio”.
La commozione di Vincenzo Di Palma mentre stringe la coppa del primato della sua categoria “cucina calda singola senior” è tangibile. Come del resto la sua riconoscenza.
“Devo tutto a Salvatore Gambuzza – spiega il neo eletto, conteso tra gli abbracci e le foto degli amici – è stato l’ex presidente della provincia di Agrigento ad inserirmi, ormai 10 anni fa, in questo circuito elettrizzante, portandomi dai campionati mondiali di Erfurt alla partecipazione a ben cinque edizioni dei Campionati della cucina italiana”.
L’oro assoluto è un risultato cercato, sperato, atteso da anni – con 4 medaglie d’oro, 3 d’argento e 2 di bronzo collezionate nelle ultime edizioni dei campionati di cucina – e diventato ancora più “stringente” adesso che, con i suoi 33 anni “di cui oltre 20 passati dietro i fornelli, nella trattoria di Lampedusa della nonna”, è stato eletto presidente provinciale dei cuochi di Agrigento.
“Ho una doppia responsabilità adesso: come rappresentante degli iscritti all’Urcs della sezione intitolata a Salvatore Schifano, e come vincitore della coppa ai Campionati della cucina italiana”.
La sua formula per mantenere il risultato è chiara: “guai a sentirsi soddisfatti, bisogna invece cercare di migliorare sempre i propri risultati, non fermarsi mai e alzare sempre più in alto l’asticella della propria ambizione personale e professionale”.
In realtà l’anatra laccata all’agrume tropicale che ricorda l’arancia ma non lo è, vuole essere un trampolino di lancio per nuovi approdi che potrebbero essere anche imprevisti.
“La mia cucina è un po’ folle. Mi faccio guidare dall’istinto e dal cuore e per questo, dopo essermi esercitato per mesi sul piatto che ho portato al concorso usando i piselli, ad esempio, alla fine a Rimini ho scelto le cime di rapa”.
Sarà questa “imprevedibile vena di follia”, unita ad una storia di sacrifici in cucina, con una nonna pugliese che già a 11 anni lo metteva a stendere pasta fresca, cavatelli e orecchiette, o per la sua voglia di conquiste sempre nuove, ma a Vincenzo Di Palma l’esperienza dell’oro di Rimini sembra che abbia dato la corda, più che fargli acquisire un tranquillo benessere. “Ora mi aspetta tanto lavoro – conclude compiaciuto – il meglio, ancora, deve arrivare”.