di Maria Torrisi
Il neo Presidente della Regione Siciliana, l’on. Nello Musumeci, anche per gli chef isolani non è un volto nuovo. “E’ stato molto vicino a importanti campagne ideate per sostenere il consumo consapevole dei prodotti del territorio locale – ricorda il Presidente dell’Unione regionale Cuochi Siciliani Domenico Privitera – insieme, quando io ero presidente dell’Associazione dei cuochi Etnea e lui era il massimo rappresentante della Provincia, abbiamo studiato un percorso e siglato un accordo che ha coinvolto una serie di ristoratori del territorio nell’evento “Cucina Vulcanica”, un’iniziativa all’avanguardia per quei tempi che ha avuto come obiettivo la valorizzazione dei prodotti locali di stagione e la riscoperta delle antiche tradizioni gastronomiche legate alle feste”.
La collaborazione tra Musumeci e i cuochi risale ad un’epoca lontana, alla lunga stagione compresa tra il 1999 e il 2003 nella quale l’attuale governatore, primo in Italia ad essere stato eletto direttamente dal popolo, era Presidente della Provincia di Catania.
Il tempo passa e la ruota gira, Domenico Privitera viene eletto presidente regionale dell’Unione dei Cuochi siciliani e Nello Musumeci è adesso governatore dell’Isola. Gli sono bastati i voti del 39,8% dei votanti, ma alla fine, domenica 5 novembre, il leader del movimento “Diventerà Bellissima” l’ha spuntata sugli altri quattro contendenti diventando “il Presidente di tutti i siciliani”, così ha tenuto a sottolineare Nello Musumeci non appena è stato certo il verdetto delle urne, anche se in vero il risultato era stato anticipato dagli exit poll della notte.
A decretare l’impatto forte di questo risultato, che ora i politologi più sofisticati stanno minuziosamente analizzando, è stato però un evento “gastronomico”, un vero e proprio patto di alleanza siglato alla vigilia della chiusura della campagna elettorale, quando i tre leader del Centrodestra (Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini) si sono incontrati a Catania, insieme a molti dirigenti locali di partito, dinnanzi ad una bella tavola imbandita. E se alla compassata leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è venuto in mente di battezzare l’accordo per il sostegno a Musumeci col colorato titolo di “Patto dell’Arancino”, vuol dire che il momento conviviale siciliano è stato realmente determinante ai fin dell’accordo politico.
E’ risaputo che “a tavola si discute meglio” e anche i cuochi siciliani, impegnati ogni giorno nella cura delle migliori pietanze attraverso la ricerca e la riscoperta degli antichi sapori e la creazione di nuovi accordi, sono ben lieti di verificare che, ogni tanto al loro operato è riconosciuto il merito di contribuire alla riuscita di un buon accordo o al raggiungimento di un successo in una trattativa o in un affare.
Questa consapevolezza rafforza lo spirito di appartenenza ad una categoria di professionisti che sa di essere forte anche perché sa di essere “ambasciatrice della cultura di un territorio”. “Saremo un pungolo per le istituzioni – preannuncia Domenico Privitera – lotteremo affinché le specificità del nostro territorio siano tutelate, affinché il nostro lavoro sia qualificato e ne sia riconosciuto il valore. Ci auguriamo di trovare nel nuovo interlocutore eletto al vertice della Regione Siciliana la stessa sensibilità dimostrata in passato quando era presidente dell’Azienda provinciale per il turismo, quando a spada tratta promuoveva il made in Sicily, la tradizione siciliana, i prodotti locali, e tutti i beni anche immateriali della nostra cultura, come sono anche le ricette del passato, che rischiano di essere dimenticati, schiacciati dalla globalizzazione e dalle concentrazioni degli interessi dei capitali. Noi artigiani professionisti dei fornelli ci auguriamo di poter avere in Nello Musumeci un attento alleato per la promozione dei valori della nostra terra. A partire dallo stesso arancino che gli ha fatto vincere questa scommessa. Vogliamo – è la proposta lanciata da subito dal vulcanico presidente Privitera – nobilitarlo questo nostro prodotto da “street food”? Vogliamo rendere giustizia ad un vero ambasciatore di sicilianità nel mondo? Prima di tutto occorrerebbe controllare e certificare l’uso esclusivo di materie prime di qualità: solo carne di vitello per il ragù, solo formaggi siciliani per il ripieno, solo riso siciliano e grani antichi per la panatura. E magari poi pensare anche ad una speciale formula o ad un marchio registrato per proteggerne la paternità siciliana d’origine”.
La sfida è appena cominciata e i cuochi siciliani, un esercito di oltre 2mila e 300 specialisti dei fornelli, confidano nelle capacità, nell’entusiasmo e nella professionalità del neopresidente, al quale augurano coralmente di svolgere con serenità e successi un buon lavoro insieme alla squadra della quale si circonderà.