di Maria Torrisi
La Sicilia, ai “Campionati della cucina italiana” appena conclusi a Rimini, ha dimostrato di avere le doti necessarie per la conquista del successo: l’oro e l’argento sono fioccati sui concorrenti siciliani, sia nelle competizioni a squadra che in quelle individuali, ricompensando con un riconoscimento ufficiale sul medagliere il lavoro, i sacrifici e la tenacia di quanti hanno saputo riconoscere le potenzialità del territorio e hanno voluto investire sulle sue risorse.
Quella di quest’anno è soltanto la seconda edizione, ma già i “Campionati della cucina italiana” sono un appuntamento atteso non soltanto dai cuochi, ma anche dai produttori, dai distributori e da tanti osservatori di settore. Ed è per questa ragione che il risultato raggiunto assume particolare rilievo, a partire da quello ottenuto dalle due squadre siciliane che hanno partecipato alla competizione: gli chef del Culinary team Palermo si sono classificati campioni nazionali assoluti della “combinata” cucina calda e fredda e hanno conquistato l’oro nella cucina fredda a squadre, mentre il team Cuochi etnei junior si è aggiudicato, con un risultato doppio, parallelo e condiviso con i colleghi palermitani, la medaglia d’argento e il premio della critica gastronomica nella cucina calda a squadre.


Il medagliere delle competizioni singole, nelle varie categorie, è poi stato tempestato di riconoscimenti conquistati da siciliani: oro, argento e bronzo sono stati assegnati a cuochi junior e senior delle diverse province. Tra i tantissimi nomi di premiati spiccano quello di Melania Del Popolo, catanese, che per la categoria K3 (Pastry Art) si è aggiudicata il titolo di campionessa d’Italia junior, seguita da Filippo Galletta, anch’esso catanese, che ha ottenuto la medaglia d’oro, e poi da Antonella Di Garbo e da Ciccio Giuliano, entrambi palermitani, che li distanziano di poco, con una medaglia di bronzo.
Per la categoria K2 (ricetta originale della tradizione italiana), il primo premio, con medaglia d’oro per senior, è andato ad un altro siciliano, l’agrigentino Vincenzo Di Palma; mentre nella categoria K1 (piatto unico della cucina mediterranea) le medaglie d’argento sono andate ai senior Anna Micalizzi e Vincenzo Di Palma, entrambi agrigentini, e le medaglie di bronzo ai concorrenti junior palermitani Antonino Appresti e Vincenzo D’Amico e al siracusano Vincenzo Forte.
Anche gli studenti si sono distinti particolarmente, come ad esempio Nicola Venturella dell’istituto alberghiero “Pietro Piazza” di Palermo che ha vinto la medaglia d’oro nella categoria K1, mentre Filippo Salamone dell’istituto alberghieri “Danilo Dolci” di Palermo che ha conquistato la medaglia d’argento per la categoria D1 “artistico live” e il bronzo per l’opera “artistica pronta”.“Una medaglia di bronzo e’ andata anche a Maria Finocchiaro della sezione provinciale di Agrigento per la categoria fredda singola junior.
Basterebbero questi risultati per collocare la Sicilia in vetta alle classifiche di qualità, di gusto e di creatività in cucina, ma questa manifestazione organizzata a Rimini dalla Fic, all’interno di un altro importante evento gastronomico come la “BeerAttraction”, la fiera internazionale dedicata alla birra, sommessamente, senza il clamore degli applausi, senza il flash dei fotografi, senza ulteriori consegne di coppe o di medaglie, ha decretato, in modo tacito ma deciso, un altro importante primato: quello della cucina mediterranea, che si è confermata la regina assoluta della manifestazione. Il suo stile caldo e avvolgente, sano e solare, profumato e generoso, ha vinto su tutto e ha superato ogni prova, promuovendo l’area del Mediterraneo come centro incontrastato della cultura gastronomica moderna.


“La cucina siciliana non si può non amare”, ammette infatti Giorgio Nardelli, che dalla lontana Bolzano quest’anno ha avuto il compito di dirigere la giuria dei Campionati della Cucina italiana, composta da ben 26 giurati, da 3 presidenti e da un osservatore internazionale della WorldChef, il maestro Gert Klotze. “La cucina siciliana – motiva Nardelli – racchiude il mare e il sole del mediterraneo, l’ospitalità della sua gente, e ogni dono della natura. Produce piacere al palato e garantisce benessere alla salute. Per questo, nel concorso della cucina individuale, il tema è stato: K1 cucina mediterranea, un tema che dà l’opportunità di fare piatti meravigliosi, basta solo un po’ di creatività e di fantasia, ma tenendo sempre presente anche il rispetto nella trasformazione dei prodotti che la nostra tradizione ci offre”.
I sapori avvolgenti della cucina mediterranea, il pesce azzurro con le sue salutari proprietà, gli aromi forti e i gusti intriganti di molte spezie ed erbe spontanee, i profumi intensi e oleosi di mandorle e pistacchio, sono stati infatti i protagonisti indiscussi del concorso, non solo nella cucina calda individuale, nelle categorie K1 e K2 (innovativo e tradizionale rivisitato) e della categoria K3 (dessert al piatto). Infatti intagliatori, pasticceri, artisti del ghiaccio e della margarina, autori creativi che riescono a scolpire minuziose immagini nel tronco di anonimi vegetali o a catturare la leggerezza della natura nella trasparenza della gelatina, anch’essi in gran parte si sono fatti ispirare dalle suggestioni e dalle atmosfere mediterranee, chiudendo il cerchio sul tema che per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio, ha impegnato oltre 400 i cuochi, che hanno occupato i 12 laboratori allestiti all’interno del padiglione di circa 1.500 metri quadrati, al centro del quale un grande palco ha ospitato cooking show, eventi formativi, presentazioni e premiazioni.
Una girandola di prove e competizioni ad alta carica adrenalinica, tanto che le postazioni sembravano non bastare ai tanti concorrenti iscritti che si contendevano i riconoscimenti della giuria.


“Abbiamo dovuto mettere un freno alle iscrizioni – rivela Rocco Pozzulo, presidente nazionale Fic – perché i giudici non possono operare bene se i piatti da valutare sono molto numerosi. La manifestazione ha dimostrato il proprio successo, ma nella organizzazione delle prossime edizioni dovremo prevedere più tavoli di giuria perché non si può stressare così il palato dei giudici”.
Le gare individuali si sono svolte in contemporanea con quelle a squadra e i 15 team, provenienti da diverse regioni d’Italia, si sono dati battaglia anche nella capacità di gestire una sala da 60 coperti, visto che nell’area espositiva il “Ristorante delle regioni” ha proposto ogni giorno in menù le ricette delle squadre in gara.
“Le competizioni sono sempre importanti – dice Fabio Potenzano, che di campionati ne ha affrontati tanti e che a Rimini è giudice mentre a breve parteciperà come concorrente di gara in Galles– servono a superare i propri limiti, a confrontarsi e a stringere amicizie”.
Nell’atmosfera calda della competizione, mentre inesorabile scorreva la macchina del tempo a scandire le uscite di ogni portata, sul tavolo dei giudici si stabilivano le sorti dei concorrenti, tra meticolose analisi di gusti, valutazioni di “mise en place”, calcolo dei costi e un occhio particolare alla verifica del rispetto delle norme sull’igiene e la sicurezza.
“I parametri da tenere in conto per le valutazioni dei concorrenti sono numerosi e complessi – spiega Fabio Tacchella, presidente di giuria con Daniele Calderulo e Gianluca Tomasi – ma l’obiettivo di questa competizione è la crescita professionale dei partecipanti: delle squadre, dei singoli e persino dei giurati. Per questo l’evento è stato preceduto da diversi corsi di formazione sul territorio”.
Nella competizione di Rimini, sin dallo scorso anno, sono stati presi come riferimento gli standard della Wacs e gli osservatori internazionali che sorvegliano lo svolgimento delle prove plaudono al buon livello raggiunto non solo dai concorrenti, ma anche dai giudici.
“La finalità del concorso è la sperimentazione, lo studio, la crescita professionale, anche per i giudici – è l’idea di Domenico Maggi, direttore continentale della WorldChef, la federazione mondiale degli chef – e per questo sono stati avviati percorsi formativi per uniformare nei giudici i criteri di valutazione su standard internazionali”.
Non ci sono momenti di riposo per nessuno, persino l’atmosfera intorno alla manifestazione appare in continua ebollizione, come le pentole che borbottano fumanti sul fuoco nei box di gara, dove i giudici e gli assistenti osservano e misurano ogni movimento dei concorrenti, mentre c’è anche chi valuta la possibilità di rintracciare tra di essi la presenza di potenziali risorse per le altre competizioni nazionali ed internazionali.
“Ancora è presto per azzardare ipotesi circa l’eventuale partecipazione di qualche concorrente alla squadra nazionale italiana di cucina – va cauto però Daniele Caldarulo, team manager della Nic, mentre a Rimini è uno dei tre presidenti di giuria per le competizioni a squadra – ma ci sono le possibilità perché, malgrado in generale bisogna migliorare ancora un po’ sugli aspetti relativi alle normative dell’Haccp, ci sono basi solide su cui poter lavorare”.
La competizione che guarda all’Europa, che strizza l’occhio ai Paesi nordici e all’Oriente, che sogna le medaglie delle Olimpiadi culinarie di Erfurt e quelle del Lussemburgo, scegliendo come tema della cucina calda individuale i sapori del Mediterraneo, ha dato vita ad un particolare connubio fatto di regole internazionali e piatti siciliani.
“Non tutti hanno capito bene cosa richiedesse il tema del piatto unico e non hanno saputo rispettare le indicazioni – rivela Michele D’Agostino, ex responsabile d’Ateneo Fic e a Rimini membro di giuria del caldo individuale – ma chi ha maggiore dimestichezza con le materie prime della cucina mediterranea, ha saputo interpretare meglio il compito”.
Ancora una volta è l’esperienza che si rivela la base più solida per costruire il successo, e se l’esperienza in cucina è data da elementi forti e sinceri come quelli che costituiscono i pilastri della cucina mediterranea, la costruzione del successo sarà ancora più facile. E la cucina mediterranea è al centro dell’interesse nazionale ed internazionale, non soltanto nell’ambito dei concorsi, ma anche in quello più ampio delle attività quotidiane di lavoro. Per questo, anche il 34esimo congresso dell’unione regionale cuochi di Sicilia, il 12-13-14 marzo a Taormina, sarà dedicato alla riscoperta dell’alimentazione tradizionale siciliana anche per la prevenzione delle malattie e la tutela della salute.

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