IMG_7259di Raffaella Maugeri
Il mese di ottobre si é appena concluso e già da un po’ in giro per le città si respira un’atmosfera particolare, nelle vetrine di molti negozi noterete zucche, teschi, fantasmi e qualsiasi altro elemento macabro e pauroso che rinvii alla notte di Halloween, che si festeggia precisamente il 31 ottobre.
Questa festa ha origini lontane riconducibili al popolo celtico e al loro calendario, nel suo significato autentico simboleggiava infatti la fine dell’estate e dell’anno vecchio e l’inizio della stagione fredda e di un nuovo anno, un momento molto particolare in cui si credeva che il confine tra mondo reale e mondo soprannaturale fosse molto labile e fosse possibile il contatto dei morti con i vivi, celebrato con la cosiddetta “Festa delle anime”. Il termine Halloween sarebbe appunto la forma contratta dell’espressione inglese “All Hallows Eve”, ovvero “Vigilia di tutti i Santi”.
Con il passare del tempo Halloween, da festa per celebrare il legame tra uomo, natura e ultraterreno, assume un aspetto sempre più lugubre e tendente all’occulto, anche se ormai, da diversi anni, è diventato un fenomeno interamente commerciale e un pretesto per mascherarsi e divertirsi, non soltanto nei paesi anglosassoni, dove ha avuto origine e si è evoluto, ma anche negli Stati Uniti, che lo videro importare dagli irlandesi e che adesso sono divenuti la patria indiscussa di questa festa. E Più recentemente si festeggia Halloween in molti altri paesi del mondo, incluso il nostro.
Per l’occasione si organizzano feste a tema per grandi e piccoli, dove mostri e streghe la fanno da padroni, le zucche, tipiche di questo periodo, si possono svuotare, intagliare e illuminare dall’interno con candele, per richiamare o le lanterne con cui in passato si tenevano lontani gli spiriti o la classica lanterna di Jack L’avaro. Altro elemento cardine di questa festa sono i dolci, fra i più tradizionali spiccano le mele candite e la torta di zucca, a base di pasta frolla, crema di zucca aromatizzata con cannella, chiodi di garofano e zenzero e abbondante panna montata come accompagnamento; numerosi poi sono i dolcetti mostruosi che si preparano per i bambini, generalmente neri cup cakes al cioccolato che potranno avere, per esempio, la forma di ragni o pipistrelli, whoopie pies, ovvero biscotti con diverse farciture e decorati sempre in modo terrificante e ancora cheesecakes che si potranno rivisitare in stile Halloween, usando ancora una volta la zucca come ingrediente. E di certo non mancheranno i bambini che nel pomeriggio andranno in giro con i loro travestimenti noir a bussare ai vicini di casa, proprio in cerca di prelibatezze, pronunciando l’ormai ben nota frase “dolcetto o scherzetto?”.
Anche la Sicilia, come il resto d’Italia, ha subito il fascino di questa festa nella sua forma più ludica e commerciale, di certo con la complicità del consumismo e di quel gusto esterofilo a cui spesso non sappiamo dire di no, che determina l’introduzione di usanze che non appartengono alla nostra cultura e che talvolta arrivano perfino ad offuscare le nostre tradizioni; il nostro paese infatti ha una cultura cristiana molto forte e sono altre le feste che ci appartengono e si celebrano in queste periodo, Ognissanti e la Commemorazione dei defunti, che ricorrono l’1 e il 2 novembre e ricordano rispettivamente la gloria di tutti i Santi martiri della religione cristiana e la memoria dei defunti in generale.
Tuttavia, forse non tutti sanno che l’origine di queste due feste nella religione cattolica risale all’anno 835 e al tentativo della chiesa di annientare gli antichi rituali pagani, legati alla tradizione celtica e alla loro “Festa delle anime”; il Papa dell’epoca spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 maggio all’1 novembre proprio per dare un significato religioso a tali riti che continuavano a praticarsi e nel X secolo la chiesa aggiunse il 2 novembre come festa in memoria dei defunti, per giustificare il mito pagano degli spiriti erranti e il modo in cui venivano omaggiati, con offerte di cibo, falò e travestimenti, che da quel momento vennero quindi giustificati.
Aldilà della componente religiosa, nella tradizione popolare siciliana la “Festa dei Morti” è sempre stata molto sentita e ben radicata nella memoria e nella cultura di tutti, anche di chi magari non è molto credente e la vive in maniera più laica, come puro fenomeno culturale e di folclore.
Ad essa sono legate numerose usanze, molte delle quali di carattere gastronomico, anche perché il cibo in questa festa ha un’importante valore simbolico; lo si offriva ai cari scomparsi per omaggiare il loro ritorno sulla terra nella notte a cavallo tra l’1 e il 2 novembre e per dar loro ristoro e si pensava, inoltre, che fossero proprio i defunti a portare dei doni ai bambini, fra cui soprattutto dolci. Ecco perché in Sicilia questa ricorrenza è sempre stata vissuta, specialmente dai più piccoli, come un momento di gioia, oltre ad essere un modo per avvicinarli al difficile tema della morte e per ricordare teneramente chi non c’è più. Secondo l’antica usanza “d’apparari i scappi” bisognava sistemare le scarpe vecchie in bella vista per trovare al loro posto, nel giorno seguente, delle belle scarpe nuove piene di cose buone da mangiare o direttamente delle scarpine di zucchero, ma se i bimbi non erano stati buoni era meglio nascondere tutte le grattugie di casa, altrimenti i defunti si sarebbero divertiti a grattare i loro piedini; oppure la mattina del 2 novembre si organizzava una sorta di caccia al tesoro, “ciccari i cosi de motti” si diceva, affinché i bambini potessero trovare i giocattoli e i dolciumi che i genitori avevano comprato e abilmente nascosto. Invece in alcune zone della Sicilia viene allestito ancora oggi “u cannistru”, un cesto colmo di primizie di stagione come ad esempio le nespole d’inverno, “ameddi” in dialetto, e ancora frutta secca, mostarda, cotognata, frutta martorana e altri dolci tipici.
Nella zona di Palermo per l’occasione si preparano e si regalano i “Pupi ri zuccaru”, delle statuette di zucchero coloratissime raffiguranti perlopiù paladini e damigelle, detti anche “pupi a cena” o “pupaccena” poiché, secondo una vecchia leggenda, un nobile arabo divenuto povero, e impossibilitato a preparare un sontuoso banchetto, li offrì ai suoi ospiti durante una cena, che risultò comunque nutriente.
Sempre per rimanere in tema di dolci tipici siciliani legati a questa ricorrenza non si possono non menzionare i cosiddeti “Crozzi i mottu”, ovvero dei biscotti a forma di osso, i Totò, altro tipo di biscotti che si possono preparare nella variante bianca con copertura di zucchero e nera ricoperti di cacao amaro, detti anche Tetù o Catalani a seconda della zona in cui ci si trova; la lista di prelibatezze prosegue con i Pupatelli, dei biscotti ripieni di mandorle tostate, i Taralli che sono delle ciambelline rivestite di glassa zuccherata, gli “’Nzuddi” con miele e mandorle e le “Rame di Napoli” tipiche della zona di Catania.
Per gli amanti del salato un’altra preparazione classica della Commemorazione dei Defunti è la “Muffoletta” o “Pani cunzatu”, una pagnottella che si gusta calda nella mattinata del 2 novembre e che viene tradizionalmente condita con olio, sale, pepe, origano, filetti di acciuga sott’olio e qualche fettina di formaggio primosale.
Anche le fave hanno un legame antichissimo con questa ricorrenza, in passato infatti si credeva che contenessero le lacrime dei cari estinti e ai tempi dei Romani era usanza spargerli sulle tombe; Nell’anno 928 Oddone, abate di Cluny, stabilì che ogni anno in occasione del 2 novembre i monaci onorassero i defunti con particolari veglie di preghiera, durante le quali l’unica concessione era una piccola razione di cibo a base di fave. Così ancora oggi è tradizione preparare durante questa ricorrenza pietanze a a base di fave secche come ad esempio il macco o crema di fave e ci sono paesi delle Sicilia dove, durante queste fetsività, si dona un mucchietto del prezioso legume ai più poveri.
Tramandare le nostre tradizioni è importante, ma la diffusione di Halloween in quanto fenomeno consumistico, ne sta pian piano offuscando la memoria e oggi molti aspetti legati alla Festa dei Morti sono andati perduti, i bambini che aspettavano questa festa con ansia, anche perché in passato era una delle poche occasioni se non l’unica di ricevere dei regali, adesso considerano questo periodo come una semplice pretesto per mascherarsi. Forse esiste un tempo per ogni cosa e anche le festività sono destinate a cambiare e ad evolversi ma, almeno in termini di prelibatezze, sarò di parte, ma la Commemorazione dei Defunti stravince la sfida.

Raffaella Maugeri

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