articolo di A. Cicero

Giorni di “guerra” e giorni di speranza. Tra chi è costretto dalle varie ordinanze a rallentare il proprio ritmo di vita – sin quasi a fermarlo – e chi, invece, accelera per compiere il proprio dovere. Che sia in una corsia di ospedale o nella filiera alimentare, tanto per fare due esempi.

Così, riscopriamo tanti “eroi di tutti i giorni” e, nel contempo, ci riscopriamo anche un pochino attaccati a questa Italia e a questa bandiera, a tutto ciò che rappresentano. Ci voleva un terribile virus per riuscire nella non facile impresa di suscitarci un po’ di orgoglio nazionale, cosa ben diversa dal nazionalismo e dal sovranismo degli ultimi anni. E anche le tante iniziative di solidarietà ci fanno ricordare che non si va avanti da soli, specie quando si è in guerra.

Anche quella incertezza sul futuro di tutti e di tutto, dall’economia alla lotta al virus, da un lato ammanta di dubbi il domani, dall’altro insinua la certezza che dovremo rimboccarci davvero tanto le maniche per uscire da una situazione che, dopo l’emergenza sanitaria, diventerà di emergenza economica e quindi sociale.

A quanti, in un contesto così inedito e per certi versi persino drammatico, sembra un miraggio poter pensare di tornare nuovamente seduti in un ristorante a conversare e gustare buon cibo…

Il cibo, che è stato sin qua anche (ma, per fortuna, non solo) moda, tendenza, glamour, torna a essere quello che era sempre stato. Alimento per le famiglie. E il suo approvvigionamento, oggi, ci ricorda i racconti dei nostri nonni o delle zie. Le file, ben distanziate davanti ai supermercati, ci dicono di come il cibo sia tornato ad avere il suo ruolo peculiare. Per poter comprare pasta, formaggi, pane, si fa la fila perché è indispensabile. Come in guerra.

Da questo bisogna ripartire. Dall’apprezzamento del cibo, quello vero non quello da… vetrina, ripartiremo tutti quando sarà il momento, speriamo presto. Ci vorrà un “reset” che è già in corso. Come per tante altre cose.

Quale sarà il ruolo dei cuochi, domani? Certamente bisogna partire da questa fase per cominciare a capire, intuire, scrutare come sarà il domani.

Non c’è dubbio che quella dei cuochi è stata una delle categorie più danneggiate dall’emergenza virus. Col settore della ristorazione praticamente azzerato: ristoranti, pizzerie, bar, pub. Tutto chiuso. Un danno economico davvero colossale. Il che significa tante famiglie che soffrono.

Ma anche in un contesto drammatico, sono state tante le iniziative in cui i cuochi, anche quelli siciliani, si sono distinti per dare aiuto, man forte a chi è in prima linea. Con gesti semplici come gente semplice, quali sono i cuochi, può fare. In tanti centri i cuochi, magari anche per non rimanere con le mani in mano per troppo tempo, hanno cucinato a volte per medici e infermieri, altre per chi ha difficoltà ad approvvigionarsi. Non sono rimasti fermi e hanno pensato a chi potevano donare un sorriso.

Ma va anche dato uno sguardo, magari timido, a come sarà il futuro di questa professione che tanti interpretano anche come una missione.

Nella tanto attesa “fase 2” quando certe attività produttive si rimetteranno in funzione, bisognerà ripensare anche a questa. E il “distanziamento sociale” potrebbe diventare regola. Anzi, legge. Ma come saranno i ristoranti domani? E’ probabile che avranno meno posti a sedere, per garantire così le distanze fra i commensali. Certo qualcosa dovrà cambiare anche in cucina, dove le misure igieniche dovranno diventare molto più stringenti.

E qualcosa, non poco, dovrà cambiare anche nel “business plan” di ogni azienda, quindi di ogni ristorante. Incoraggiare il ricorso a cibi e pietanze già cotte, magari da consumare a casa. E’, questa, una tendenza che grandi multinazionali hanno già lanciato con forza su tutto il territorio e di cui invece, cuochi e patron devono assolutamente riappropriarsi specie in un periodo come questo e nei tempi che verranno, quando la paura del virus sarà ancora forte e potrebbe a lungo influire sulle scelte economiche e di vita quotidiana delle famiglie.

Sul servizio a domicilio bisogna puntare da subito. Mancherà, magari, a casa propria di sicuro il fascino del ristorante. Ma assicurerà alla gente cibi gradevoli e il piacere della buona tavola sarà mantenuto alto. E con esso la necessità sociale di una categoria, quella dei cuochi, che è sempre stata ogni giorno al servizio della gente e deve continuare ad esserlo.

Sta per cominciare, probabilmente, un mondo nuovo. Con parametri molto diversi da quelli con cui abbiamo vissuto sinora. Sta ai cuochi capire in tempo le strade nuove da percorrere per continuare a dare alla gente quello che la gente si aspetta e di cui avrà davvero un gran desiderio per dimenticare questi giorni: i buoni sapori e un sorriso.

Intanto, auguri dal mondo dei cuochi siciliani, per trascorrere – a casa e tra le persone piu care – una Pasqua che ci ricorda il valore delle cose più importanti.

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