Mai prima d’ora la Nazionale italiana di cucina era salita sul podio delle Olimpiadi di Cucina con una “medaglia assoluta”. Quest’anno invece ce l’ha fatta. Ha strappato il primato ad altre squadre che sembravano le più favorite e si è assestata al top, conquistando una strepitosa, sonante medaglia di bronzo.
Il risultato magari avrà sbalordito alcune squadre in gara, specialmente le più agguerrite tra le 32, ma non ha affatto stupito i giudici internazionali di gara che, sommando singolarmente ogni elemento di valutazione delle varie performance, sono giunti alla conclusione che la Nic avesse le carte in regola per ambire alla vetta più alta della classifica internazionale.
“Anche se abbiamo lavorato strenuamente per avvicinarci a questo risultato, senza risparmiarci fatica e sacrifici – rivela nell’ultima giornata tedesca il General Manager Gaetano Ragunì, dopo l’ufficialità della cerimonia di premiazione e poco prima di stipare le auto per il veloce rientro in Italia – non ci aspettavamo di posizionarci al terzo posto, dopo la Norvegia e la Svezia, padrone assolute della scena. Mi preoccupava molto aver avuto meno tempo del previsto, perché le Olimpiadi si sarebbero dovute tenere nel mese di ottobre, piuttosto che a febbraio, ma abbiamo lavorato di più e in maniera serrata e siamo riusciti a colmare il gap che ci distanziava da una preparazione che ritenevamo più adeguata”.
La formula del successo della nazionale italiana risiede allora nelle tante ore di lavoro?
“Ci vogliono lavoro e affiatamento. Bisogna fare squadra ad ogni costo. Occorrono le energie dei giovani e l’esperienza dei professionisti. Io ho imparato tanto dai manager che mi hanno preceduto e, a mia volta, ho cercato di non disperdere il ricco patrimonio di conoscenze e di valori che mi è stato consegnato. Di mio ho aggiunto l’innovazione nei processi e il rigore nel metodo”.
Quanta Sicilia c’è nella squadra del General Manager di origine siciliana?
“La squadra rappresenta i colori della bandiera nazionale, la provenienza è un elemento aggiuntivo che arricchisce un progetto unitario e complessivo, come lo sono gli ingredienti regionali che vengono usati nelle ricette della gara per dipingere con tante sfumature di sapore un piatto, che è simile ad un quadro per un artista. A Stoccarda la Sicilia è stata ben rappresentata: oltre a Pietro Pupillo, che ha fatto parte della squadra, hanno avuto un ruolo non secondario alla buona riuscita della prova finale anche i conterranei Simone Strano, Alessandro Maugeri, Davide Giambruno, Fabio Potenzano e Angelo Milone. Ma la Sicilia era presente anche negli ingredienti che hanno decretato la vittoria della squadra: gli agrumi e in particolar modo i limoni, che sono stati utilizzati sia per la marinatura delle carni, che per aromatizzare i dolci”.
Gaetano Ragunì è stanco e soddisfatto, come gli otto giovani della squadra azzurra che hanno preparato i 110 pasti nella dura prova dell’“Hot Menù”, gareggiando con 8 nazioni per volta, e approntato una “Chef Table” per 12, nel rispetto delle nuove regole di gara che non contemplano più la “Tavola Fredda”, bella solo da guardare.
“C’è adesso un’attenzione maggiore contro gli sprechi alimentari: la “Chef Table” si guarda e si mangia, ma era una novità per tutti e aver ottenuto una medaglia d’argento in questa prova, anche se nei risultati parziali di una sola giornata, è già un ottimo risultato che, tra l’altro, ci farà conquistare una posizione assoluta nella top ten anche in questa prova”.
L’Italia ha certamente già pronti gli allori della vittoria per l’intera squadra, ma guai a pensare che i protagonisti del risultato da vetta in classifica siano soltanto i componenti del team che ha gareggiato a Stoccarda. Con la generosità e l’equità del buon padre di famiglia, il General Manager si affretta a sottolineare che “gli otto che hanno preso parte alla competizione di Stoccarda hanno indossato le medaglie a nome di tutti i 38 componenti della squadra azzurra”. I debiti, persino quelli morali, vanno onorati.