Si coltiva solo dove ci sono le condizioni climatiche giuste per temperatura e umidità, dove c’è acqua a sufficienza per allagare il terreno e dove la terra è argillosa ed impermeabile: il riso infatti non si adatta facilmente a tutti gli ambienti climatici della Terra, anche se è l’alimento che sfama più di ogni altro la popolazione mondiale.
Dall’Asia all’Europa, dall’America alla Russia sono oltre 140 mila le varietà prodotte nel mondo e in totale esse forniscono oltre l’80% del fabbisogno calorico universale. Un potere enorme che deriva da un piccolo seme che diventa spiga in sei mesi e che moltiplica per cento volte il suo volume iniziale: in media da un solo grano di riso coltivato si producono ben 100 nuovi chicchi.
Settembre e ottobre sono i mesi della raccolta in Italia dove la produzione è concentrata nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia, mentre in alcune altre zone come la Sicilia – dove il riso è scomparso in seguito alla bonifica delle aree paludose del Simeto – sono in corso interessanti tentativi di reintroduzione.
Un rigoroso disciplinare, severamente controllato da un’autorità pubblica come l’Ente Nazionale Risi, garantisce la qualità dei due soli Igp italiani (Riso Vialone Nano Veronese e Riso del Delta del Po) e dell’unico Dop (Barraggia del Piemonte) e si occupa di preservare e difendere le oltre 120 diverse qualità coltivate in Italia.
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