Articolo di Maria Torrisi

Una pioggia di palloncini e poi canti e balli in una palestra trasformata per l’occasione in teatro, dove piccole star si esibiscono per donare allegria e sorrisi. Infine il pranzo delle grandi occasioni, servito da impeccabili piccoli camerieri in divisa d’istituto. 

Gli ospiti speciali del pranzo di Pasqua, nel plesso scolastico di via Anfuso dell’Istituto Alberghiero Karol Wojtyla di Catania, sono i giovani in cura presso la struttura di riabilitazione “Villa Angela” di San Giovanni La Punta: 60 persone diversamente abili che hanno vissuto un giorno da “ospiti d’onore”. 

“Per gli studenti dell’Alberghiero – spiega Nino Musumarra, insegnante di religione e organizzatore dell’iniziativa – è un arricchimento umano e professionale. Domani saranno cuochi, albergatori, camerieri, e dovranno essere in grado di confrontarsi con chiunque: la scuola, grazie a queste iniziative extracurricolari, consegna le chiavi del rispetto, della solidarietà, della condivisione, e dell’accoglienza”. 

Ma il domani è già presente in sala, dove la magia dell’evento istaura in maniera spontanea un clima di perfetta armonia tra i finti clienti e i futuri camerieri: i piatti sono serviti caldi e contemporaneamente per ogni tavolo, l’acqua e le bibite non mancano grazie all’attento sguardo dei giovani della sala, e ogni richiesta dei commensali trova una risposta adeguata e puntuale. 

“Così devono essere i camerieri – commenta Giacinto Rodano, professore di Sala – attenti e presenti, sorridenti e impeccabili, e devono trattare tutti i clienti allo stesso modo: sindaci o marinai, attori o operai. Per principio, ma anche perché la vita a volte riserva belle sorprese: non è da escludere infatti che qualcuno di loro possa essere notato per il garbo e la gentilezza, per la capacità di far sorridere o intrattenere i clienti e magari possa essere contattato per un provino che gli potrà cambiare la vita. Intanto però il nostro compito è lavorare con tutti gli ospiti allo stesso modo e non fare differenze anche quando si tratta di persone con disabilità”. 

Imparano l’arte dell’accoglienza i ragazzi dell’Istituto alberghiero, ma ricevono in dono una preziosa esperienza. Come i loro insegnanti che, per un giorno, “imparano insegnando”. 

“Quando un ragazzino che stava seduto a tavola insieme a tutti gli altri mi ha visto uscire con la giacca da cuoco della cucina, si è alzato dal suo posto ed è corso ad abbracciarmi – racconta Giuseppe Floresta, il professore di cucina che è stato il capo brigata della ventina di allievi di III, IV e V classe che hanno preparato il pranzo – e non posso negare di essere stato colto da una profonda emozione: un’esperienza così non ha prezzo”. 

Senza prezzo sono sempre i doni più belli. Anche perché la giornata è stata tutta frutto di volontariato: sia dei ragazzi che hanno partecipato all’evento sia dei professori che hanno fatto a gara per rendere più bella la giornata distribuendo uova di pasqua e palloncini. Tanto che, quando la festa è finita e le luci sono state spente, anche il responsabile del plesso prof. Giuseppe Valore non esita ad indossare i guanti per aiutare chi deve rassettare la cucina. “La formula vincente di questo plesso – svela con semplicità il docente di lettere e amministratore di sede – è l’armonia: difficilmente si potrebbero gestire oltre 350 alunni, più di 70 insegnanti e 17 classi diverse, ciascuna con esigenze diverse”. 

Nel menù della giornata solo prelibatezze: dall’antipasto ai profumi mediterranei al dolce di vaniglia e croccanti, passando per i saccottini ripieni, il riso mantecato e l’arista al forno con le patate. Nessun ha voluto fare sconti su una festa che doveva essere davvero “con i fiocchi” e agli ospiti e ai loro accompagnatori – educatori, psicologi, responsabili di struttura – non sono mancati ringraziamenti e parole di plauso. 

“Abbiamo accolto con grande slancio la proposta della scuola, anche perché la nostra è una struttura aperta al mondo esterno – dice padre Gaetano Milazzo, direttore generale di Villa Angela – e noi seguiamo le indicazioni che ci dà il fondatore e nostro legale rappresentante don Ugo Aresco che vuole che i cancelli della struttura e il nostro cuore restino sempre aperti: entra chi vuole entrare, esce chi vuole andar via. Da noi la punizione è dire: “Ti rimando a casa”, perché stiamo insieme con gioia e condividiamo le difficoltà”. Una formula che, è innegabile, dà i propri frutti: “Vi aspettiamo a Natale – grida infatti con entusiasmo Giovanni, 36 anni e una memoria di ferro per le date, schiacciata però in una mente che spesso si inceppa e non sa più come andare avanti da sola – anche noi vi faremo una bella sorpresa: una bella recita e tanti palloncini”. E il conto alla rovescia è già iniziato.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here