“Siamo sommersi da arance scadenti, trattate chimicamente, mummificate per resistere a lunghe spedizioni, che arrivano da ogni parte del mondo e che in Italia vengono soltanto etichettate, prima di essere vendute e consumate. Invece qui da noi in Sicilia si producono le migliori varietà, ricche di sostanze pregiate che agiscono sul nostro organismo come integratori naturali, biologiche o coltivate senza concimi chimici e pesticidi – che in Italia sono vietati – controllate e garantite”.
Lo sfogo di Paolo Ganduscio, agronomo, produttore di arance bionde di Ribera e presidente di una rete di piccoli produttori impegnata nella loro commercializzazione e promozione in Italia e all’estero, sembra uno stanco e logoro tormentone del passato, invece è solo la stura di un’esplosione di esaltanti progetti e di idee innovative. Ma, improvvisamente, Ganduscio accelera. Il suo discorso prende quota e, come un motore di Formula 1, sale di giri e comincia ad erogare tutta la potenza di un ragionamento che è musica per le orecchie dei produttori siciliani
“La globalizzazione che ci ha affossati – scalda subito i motori il cavaliere Paolo Ganduscio – ci farà risorgere: le arance prodotte nel Sud Africa o in Spagna, per giungere sulle nostre tavole, devono affrontare viaggi lunghi e, per resistere e non marcire, vengono trattate chimicamente. Ecco che – incalza Ganduscio – chiunque desideri evitare di immagazzinare nel proprio corpo queste sostanze dannose per la salute, fonti di malattie e di intolleranze alimentari, non può far altro che consumare prodotti biologici locali, che non soltanto sono garantiti per la loro qualità, ma che sono anche più dolci, profumati e gustosi”.
L’arancia locale, dunque, si fa spazio nel mercato siciliano e anzi si impone sulle tavole dei consumatori che tengono a ritrovare il gusto originario degli alimenti e a tutelare il bene della propria salute. Nel campo delle arance c’è da spaziare, perché si va dalla qualità Washington Navel, bionda, senza semi e priva di acidità, com’è quella di Ribera, l’unica ad aver ottenuto il marchio Dop dall’Unione Europea, alle qualità Moro, Tarocco e Sanguinello, tipiche della Sicilia orientale, ricche di pigmenti rossi, antocianine, antiossidanti, e protette dal 1996 dal marchio Igp dell’arancia rossa di Sicilia. Caratteristiche diverse che si adattano ad usi differenti: dalla semplice spremuta alle confetture, passando per le vaste opportunità offerte alla preparazione di piatti con una decisa connotazione mediterranea.
“Le arance si prestano ad un largo uso in cucina – conferma il vulcanico produttore di Ribera, che con gli studenti dell’ultimo anno delle scuole alberghiere dell’hinterland tra Agrigento e Sciacca, da qualche tempo porta avanti alcuni progetti che mirano alla valorizzazione del frutto in gastronomia, oltre che in pasticceria – e così, alle ricette tradizionali, come le profumatissime insalate di arancia e acciuga, ai visitatori della mia azienda agricola di Ribera suggerisco di aggiungere anche di provare piatti nuovi, come quelli di pesce azzurro al profumo di arancia, e magari di osare un po’ di più, lanciandosi nella sperimentazione del risotto aromatizzato ai fiori di zagara”.
Certo, per il momento il costo della produzione di arance, soprattutto se biologiche, in Sicilia non è tale da invogliare gli imprenditori a tuffarsi nel settore, ma i consumatori sono sempre più consapevoli e il mercato dei prodotti di qualità è destinato ad aprirsi sempre di più, offrendo margini crescenti di guadagno.
“Gli stranieri sono più sensibili e predisposti all’acquisto di prodotti di qualità, rispetto alla maggior parte dei nostri consumatori siciliani – osserva Paolo Ganduscio, che ha scelto di dedicare parte del suo tempo ad accogliere i turisti nella sua azienda – e a loro piace consumare quei frutti che hanno visto attaccati ai rami degli alberi, durante la loro visita in Sicilia. Ricevo interi pullman di visitatori che ad Agrigento arrivano per vedere la famosa Valle dei Templi, ma che rischierebbero di non vedere neanche un albero di arancio se non avessi aperto i miei cancelli. A loro spiego le caratteristiche del territorio e del frutto e spesso poi diventano miei clienti, ai quali spedisco intere cassette ogni anno”.
Ma molte altre sono le iniziative promosse dal poliedrico imprenditore di Ribera, che dai due rami familiari, come terza generazione, ha ereditato oltre che la terra con gli aranceti anche l’amore per la natura e il suo rispetto. In alcune città del Nord Italia, ad esempio, e in alcune catene della grande distribuzione sta promuovendo l’amata arancia bionda di Ribera attraverso diverse iniziative di co-marketing, sponsorizzazioni, attività benefiche.
“Il lento decollo del commercio delle arance siciliane – motiva Ganduscio – invece di scoraggiare la nostra rete di produttori, dà la spinta a scommettere di più e in maniera più decisa. Sappiamo che c’è molto da lavorare, ma anche che le potenzialità per una reale crescita dei consumi, anche in ambito locale, ci sono. Formule sicure non ne abbiamo, ma siamo convinti che la prima cosa da fare è informare il cliente ed educarlo alla corretta alimentazione, poi bisogna stuzzicare la sua curiosità e invogliarlo a provare”.
E qui la palla va agli chef, che hanno un ruolo importantissimo anche nell’indirizzare i gusti dei consumatori. La scommessa messa sul tavolo è chiara: bisogna riuscire a proporre l’abbinamento tra qualità e gusto, facendo leva sulle spiccate doti di creatività dei cuochi siciliani, ricordando sempre di poggiare la costruzione delle nuove proposte sulle basi delle indicazioni della cucina mediterranea, toccasana per la salute e patrimonio culturale dell’identità siciliana.