Il primo assioma della comunicazione umana, definito da Paul Watzlawick e gli studiosi del Mental Research Institute di Palo Alto è che: “ non si puo’ non comunicare” .

Sono svariate le metodiche del comunicare sulle quali i cuochi moderni devono riflettere per porsi su un mercato che diventa sempre piu’ esigente anche dal punto di vista “visual”.

Il mondo della gastronomia è saturo di immagini. L’esaltazione mediatica della “cucina” ha riversato sui media e sui social un interesse anche smodato verso il “fotografare il cibo”:

Il resto è conseguenza: assistiamo ad una saturazione maniacale portata avanti, tra l’altro, con quell’immediatezza dilettantistica che ne deforma immagini e quindi contenuti.

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La questione riguarda anche i cuochi. E li riguarda da molto vicino. Siano essi soggetti attivi quando postano immagini dei loro piatti su social, siti o blog, sia passivi quando i loro piatti prima che assaggiati vengono fotografati.” Food porn “lo definisce qualcuno.

Essere cuoco nella dimensione odierna del visuale significa interagire ed integrarsi con metodiche di comunicazione sino a ieri impensate.

Da qui l’esigenza di introdurre nei progetti formativi anche l’attenzione verso qualcos’altro che non sia solo ricette e preparazioni culinarie.

Da queste considerazioni è nato: “Scatta con gusto”. L’evento organizzato dall’Associazione Provinciale Cuochi di Messina” presieduta da Rosaria Fiorentino. Il corso ha visto impegnati decine di professionisti che hanno lasciato, per una volta, le sicurezze delle loro cucine per addentrarsi nei meandri della food photography. Lo chef Pasquale Caliri ha realizzato i piatti che, successivamente, sono stati fotografati dai partecipanti.

Non mestoli quindi ma reflex per cimentarsi in “preparazioni” fatti di pose, luci, lampi, colori.

Nella cornice del Marina Del Nettuno Yachting Club sotto la guida del fotografo Gianrico Battaglia, “Scatta con gusto” ha posto le basi per formare professionisti capaci di presentazioni efficaci, immediate, vendibili.

Chiaramente tante le difficoltà, dall’abbandonare il telefonino dalla foto facile all’apprendere linguaggi sconosciuti come quelli fotografici.

Vari momenti, anche divertenti, dove invece di sale, pasta, carni, frolle e paste montate si doveva parlare di fotogrammi, raw, diaframmi e altre diavolerie estranee al nostro ordinario.

Tante difficoltà ma tante soddisfazioni e pure immediate. Ne è nato anche un gruppo su Facebook dove i corsisti adesso si confrontano in un forum continuo volto a migliorare la tecnica del fotografare.

I corsisti hanno appreso non solo le tecniche ma anche la necessità di approcciarsi a messi diversi per “comunicare cucina”.

“Il bello è anche buono” sostiene il maestro Marchesi. Ma la bellezza va creata, sostenuta ed immortalata. E va fatto bene. Perché se è vero com’e’ vero che il cuoco non si definisce attraverso la tecnica ma attraverso la capacità di dare corpo ad un pensiero, occorre tradurre il pensiero in un piatto.

Ed è quello che facciamo ogni giorno. L’impegno pero’ è di tradurre il piatto in immagine nel senso piu’ ampio del termine.

Rendere accattivante un menu, una presentazione, o una foto postata su un social significa in altre parole proporsi e presentarsi in maniera efficace.

Un buon piatto tristemente fotografato alla fine riesce a negare ogni buona fattura ed avere un effetto “rebound” che specialmente i professionisti della cucina non possono sottovalutare.

Il corso di Food Photography è stato uno dei primi di grande livello nel Sud Italia. L’Associazione Provinciale dei cuochi Messinesi ha vinto la scommessa di proiettare nel mondo della formazione dei cuochi anche quello del “comunicare” sulla base di un programma di intenti che vedrà anche altre iniziative sullo stesso spirito innovativo.

 

Pasquale Caliri