C’era la cucina semplice ma sublime di Massimo Mantarro; quella elegante e fantasiosa di Pietro D’Agostino; e quella che guarda alla Sicilia più nobile di Francesco Patti. Chi nella giornata di lunedì 16 febbraio ha potuto seguire negli eleganti saloni dei Giardini di Villa Fago a Santa Venerina il nuovo corso di aggiornamento organizzato dall’Associazione Provinciale Cuochi Etnei con la Federazione Italiana Cuochi si ritiene giustamente fortunato e più ricco culturalmente. Perché docenti d’eccezione del nuovo appuntamento sono state tre delle Stelle Michelin più richieste del panorama gastronomico siciliano.
A presentare e salutare i colleghi e amici chef, il presidente dei Cuochi Etnei, l’infaticabile Seby Sorbello che, accolti gli ospiti nella struttura assieme ai titolari signori Scalia e allo chef di Villa Fago, Santino Tripoli, ha avuto giusto il tempo di un intervento per poi volare a Roma, dove assieme al Maestro Pasticcere Giovanni Cappello ha rappresentato la Sicilia alla cena della Delegazione Onu nella Capitale. Ma questa è un’altra storia dei successi della cucina etnea.
A Villa Fago ha così avuto inizio per un centinaio di iscritti la giornata denominata: “Le nostre Stelle”. Nostre, appunto, dei siciliani, Stelle richiestissime soprattutto dai turisti e che sono il biglietto da visita più prestigioso che possiamo e dobbiamo esportare.
Ha aperto i lavori Pietro D’Agostino, chef patron del ristorante La Capinera di Taormina. Ama definirsi cittadino del mondo, con la sua lunga esperienza negli Stati Uniti, in Estremo Oriente, ma alla fine è sempre questa nostra isola che D’Agostino porta nel suo cuore e che trasferisce nelle sue realizzazioni. Bruschetta di pesce azzurro con gambero in crosta; insalata di baccalà con patata affumicata, capperi e datterino; minestrone di verdura con zuppa di fichi d’India e sorbetto di frutta rossa. Ricette realizzate e presentate come opere d’arte.
Dopo una breve pausa, è stata poi la volta di Massimo Mantarro, chef del ristorante Principe Cerami dell’hotel San Domenico di Taormina, che ha esordito con del semplice ma genuino pane di campagna; per poi passare al raviolo di pasta rustica allo zafferano ennese in farcia di broccoli e ricotta affumicata, pomodorini appassiti, fonduta di pecorino e agrumi siciliani; occhio di bue con marmellata; frollino alla vaniglia con geleé al mandarino; pasta di mandorla all’arancia glassata al cioccolato. Primo ingrediente utilizzato: la passione per questa terra.
Infine, direttamente dal ristorante I Coria di Caltagirone, uno dei due chef che difendono strenuamente e degnamente la storia della Sicilia in cucina: Francesco Patti, che ha realizzato le ricette di galletto sicano; fiocchi ripieni; e agnellino da latte. Con Domenico Colonnetta è tra gli chef più appezzati in Sicilia.
Importante, infine, per sottolineare il forte gioco di squadra e la grande collaborazione che esiste tra gli chef catanesi, il presidente Seby Sorbello prima di partire ha consegnato a ciascuno degli amici e colleghi D’Agostino, Mantarro e Patti la tessera F.I.C. dei Cuochi etnei e il grembiule 2015. Un sodalizio, insomma, che continua e che fa ben sperare per l’immediato futuro gastronomico dell’isola.