Vulcanica: potrebbe essere definita così la cucina catanese, che definiamo ovviamente etnea ma che abbraccia paesaggi unici al mondo della nostra bella Sicilia. Una terra piacevolmente circondata dal vulcano attivo più alto d’Europa e che scende magicamente a valle, fino a baciare il mare Jonio. A pochi chilometri da tutto, bacia anche altre province meravigliose, con Taormina, Siracusa, Noto, Ragusa…
Il presidente dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei, Seby Sorbello, è stato confermato per la seconda volta alla guida degli Chef “vulcanici”. Ben 500 iscritti, che l’hanno dichiarata terza Associazione d’Italia dopo Roma e Potenza. Un dinamismo, quello catanese, che traspare anche nelle tante iniziative realizzate.
Sig. Presidente, qual è il legame che unisce l’Associazione Provinciale Cuochi Etnei con il territorio che rappresenta?
“Non ci stancheremo mai di dire che quando un cuoco, di qualunque regione d’Italia, presenta un proprio piatto al cliente o al commensale, sta presentando il territorio in cui vive. A maggior ragione ciò vale per i Cuochi Etnei, che devono rappresentare una terra meravigliosa e dalle mille sfaccettature”.
Qual è l’impegno che l’Associazione mette in atto per valorizzare al meglio la propria provincia?
“Per noi gli chef e il territorio diventano un tutt’uno con le iniziative che facciamo. Ecco che allora quando ad esempio organizziamo i tanti corsi di aggiornamento o realizziamo un evento culinario, pensiamo che è il territorio stesso che si esprime e che crescendo gli chef cresce anche la nostra provincia”.
Quali sono i piatti della vostra cucina che maggiormente vi rappresentano?
“Io credo che la vera essenza del territorio etneo che incontra il mare possa essere trasmessa da due piatti: la PASTA ALLA NORMA, realizzata con le verdure come il pomodoro, il basilico e le melanzane che crescono in questi suoli lavici, accarezzati giornalmente dal sole, con la ricotta salata che è il simbolo della tradizione catanese.
E poi, il TONNO CA CIPUDDATA, tonno rosso pescato tra gli scogli lavici, che si sposa con l’agrodolce, testimonianza antica delle grandi dominazioni siciliane del passato”.
Qual’è la collaborazione concreta con l’Unione Regionale Cuochi Siciliani?
“La definirei una perfetta sintonia d’intenti. Crediamo fermamente nella parola “collaborazione” e devo dire che da subito la presidenza dell’amico di vecchia data Domenico Privitera si è rivelata dinamica e organizzata, come piace a noi Etnei. Naturalmente le tante iniziative organizzate da Urcs vedono la nostra stretta collaborazione ed i numerosi eventi che organizziamo noi Etnei vedono sempre il sostegno dell’Urcs”.
Quali proposte porterete avanti in questi anni per contribuire al lavoro dell’Unione?
“Punteremo sempre sulla formazione dei cuochi, per noi fondamentale, soprattutto dei più giovani. Ma questo lo sa anche l’amico Domenico e sta facendo molto perché in tutta l’Isola ci siano chef degni di questo nome. Poi, sul fronte delle modifiche e delle proposte di Statuto e quant’altro sarà avanzato, vedrà sempre la nostra massima attenzione perché l’Urcs possa essere un organo associativo moderno e dinamico”.
Perché un turista dovrebbe scegliere di visitare la vostra provincia, naturalmente anche dal punto di vista enogastronomico?
“La provincia etnea è qualcosa di unico, lo abbiamo detto più volte. Non capita credo tutti i giorni di poter pranzare sull’Etna, con la scenografia del vulcano, e poi magari scendere a mare ai Ciclopi di Aci Trezza, respirando la cultura dell’antica Grecia. Naturalmente la grande ricchezza che possediamo è anche quella di poter fare godere i turisti e i visitatori anche di un paniere splendido dal punto di vista dell’agroalimentare. E vi assicuriamo che questo è uno dei ricordi indelebili di quanti tornano a casa. Una pasta alla Norma ed un ottimo vino Etna Doc non si scordano facilmente”.
Ci racconti l’Associazione Provinciale che Lei rappresenta: passato, presente, futuro. Quanti iscritti avete al momento?
“Attualmente abbiamo 500 iscritti e siamo guardati in tutta Italia molto spesso come punto di riferimento e come esempio per le tante iniziative realizzate. Il futuro lo vediamo anche roseo, perché se organizziamo un corso di formazione, ad esempio, con grandi nomi della cucina italiana e arrivano centinaia di iscritti da tutta l’Isola, beh… vuol dire che sono incontri di spessore anche culturale”.
Quali sono i nomi storici di chef che la vostra cucina provinciale ricorda?
“Voglio ricordare il nome non di uno Chef ma di un personaggio coltissimo, grande amico ed estimatore della nostra Associazione, che è sempre stato ed è vicino al nostro mondo, fatto di antiche tradizioni e che queste tradizioni le ha sapute raccontare. Mi riferisco al Commendatore Pino Correnti, grande esperto di storia culinaria e storico gastronomo, da sempre vicino ai cuochi. Ha dato tanto lustro agli chef etnei con la sua partecipazione culturale attiva alla nostra vita associativa”.
Ci sono eventi e manifestazioni particolari o di rilievo nel territorio dove l’Associazione è protagonista o partner di prestigio?
“La nostra creatura più bella è certamente CIBO NOSTRUM, che in poche edizioni è già diventata la GRANDE FESTA DELL’ENOGASTRONOMIA D’ECCELLENZA DEL MEDITERRANEO, termine che sempre più spesso sta utilizzando anche la stampa specializzata. E proprio in questo consiste la grande forza dell’evento: coinvolgere nomi nazionali e internazionali non solo della cucina, ma anche della comunicazione, di modo che il territorio etneo possa essere raccontato e divulgato nei suoi aspetti più belli.
Il suo grande successo ci ha portato anche a fondare l’omonimo PREMIO CIBO NOSTRUM, che ogni anno viene assegnato ad una personalità nazionale del mondo della cucina italiana e ad una personalità del mondo della comunicazione, che questa cucina riesce a raccontare nel migliore dei modi”.
Da presidente provinciale, cosa chiede ai politici e agli amministratori locali e regionali, perché il territorio possa essere valorizzato al meglio?
“Di non abbassare mai la guardia. Devo ammettere che, forse anche per una questione di amicizia e di rispetto, quando ci siamo rivolti ad enti pubblici, abbiamo comunque avuto un sostegno, anche solo un patrocinio. Uno per tutti, il Ministero delle Politiche Agricole. Siamo consapevoli che stiamo camminando con le nostre gambe, ma avere la certezza di poter fare un gioco di squadra anche con enti pubblici, significa che tutti assieme abbiamo un solo intento: la crescita della nostra provincia e della nostra Isola”.
Antonio Iacona