Certamente la provincia aretusea gode di tantissimo fascino e di una storia antica. Se a questi due aspetti culturali si abbina poi la sua lunga tradizione culinaria, allora ne esce il ritratto di un territorio davvero unico al mondo.
A raccontarlo è Sebastiano Bafumi, presidente dell’Associazione Provinciale Cuochi Aretusei.
Sig. Presidente, qual è il legame che unisce l’Associazione Provinciale Cuochi con il territorio che rappresenta?
“Il legame è forte basta pensare che è da solo un anno che siamo nati come associazione e contiamo più di cento iscritti. Abbiamo presenziato e organizzato eventi e stretto protocolli d’intesa. Siracusa e provincia hanno una forte cultura enogastronomica e puntiamo a valorizzarla”.
Qual è l’impegno che l’Associazione mette in atto per valorizzare al meglio la propria provincia?
“L’impegno è quello di dare luce a quella che è la realtà siracusana. Cercheremo di essere presenti a tutti gli eventi enogastronomici e stiamo lavorando ad un programma basato sulla formazione”.
Quali sono i piatti della vostra cucina che maggiormente vi rappresentano?
“La Pasta Fritta alla Siracusana. Questo piatto ha una storia dietro che lo fa risalire all’epoca greca; si narra che un cuoco al servizio del tiranno siracusano Dionisio preparò questo piatto di pasta (simile ai vermicelli di oggi) passato nel pangrattato e nell’uovo, fritto nella sugna e manipolato fino a quando non diventavano simili a delle polpette che venivano cosparse con del miele prodotto nel comune di Melilli.
E poi ancora: “Cavatelli bottarga mandorle e Ciliegino”. Preparati con i cavateddi, simili ai cavatelli pugliesi, ma ottenuti attorcigliando il composto in un piccolo ferro. È un piatto tradizionale della costa sud orientale della Sicilia, in particolare della zona compresa tra Avola, Marzamemi e Portopalo di Capo Passero. Ed ha una forte connotazione territoriale. Infatti c’è la bottarga di tonno (prodotto tipico di Marzamemi), le mandorle ( Pizzuta d’Avola) ed i Pomodorini Pachino”.
Qual’è la collaborazione concreta con l’Unione Regionale Cuochi Siciliani?
“La collaborazione con l’Unione Regionale Cuochi Siciliani è più che altro un rapporto padre-figlio dove l’uno rispecchia l’altro e pur essendo distanti si fa di tutto per essere vicini”.
Quali proposte porterete avanti in questi anni per contribuire al lavoro dell’Unione?
“In questo momento di partenza per la nostra associazione più che proporre noi affiancheremo tutte le iniziative dell’URCS”.
Perché un turista dovrebbe scegliere di visitare la vostra provincia, naturalmente anche dal punto di vista enogastronomico?
“Siracusa dal punto di vista turistico non ha nulla da invidiare a nessuna città dunque c’è poco da sponsorizzare e poi poter gustare un buon piatto con prodotti a km zero e ben preparato magari con il Duomo alle spalle non è cosa da poco. Basta pensare che Montezemolo ha voluto festeggiare la nuova Ferrari in piazza Duomo a Siracusa facendo diventare la piazza una mega sala ricevimenti”.
Ci racconti l’Associazione Provinciale che Lei rappresenta: passato, presente, futuro. Quanti iscritti avete al momento?
“Il passato è stato un po’ altalenante da punte massime d’iscritti al vuoto totale. Oggi, dopo diversi anni che Siracusa non figurava nell’URCS, conta più di 100 iscritti. Il futuro che ci auguriamo è quello di portare Siracusa a quelle punte che si merita e, perché no, magari ad essere una delle province più invidiate, nel senso buono ovviamente”.
Quali sono i nomi storici di chef che la vostra cucina provinciale ricorda?
“I nomi non sono poi così tanti, ma due suonano come tamburi ancora oggi: uno è il grande Chef Prof. Visetti Antonio, professore pioniere dell’istituto Alberghiero “ Federico di Svevia”; e con lui lo Chef Prof. Scicchitano Joe”.
Ci sono eventi e manifestazioni particolari o di rilievo nel territorio dove l’Associazione è protagonista o partner di prestigio?
“Siracusa è stata un po’ spenta sotto questo punto di vista. La manifestazione di maggior rilievo, il “Coffee ART”, dove quest’anno l’Associazione Provinciale Cuochi Aretusei è stata patner al 50% dell’evento, è stata certamente degna di nota”.
Da presidente provinciale, cosa chiede ai politici e agli amministratori locali e regionali, perché il territorio possa essere valorizzato al meglio?
“Più che chiedere, ricordo che tutte le più grandi decisioni vanno prese attorno ad una tavola. Dunque dare alla figura del cuoco, in questo caso alle associazioni che li rappresentano, più voce, più spazi e, perché no, dei locali dove poter studiare, aggiornarsi, riunirsi, chissà… magari le decisioni in quella famosa tavola sono più gradevoli”.
Antonio Iacona